``The way back``
I luoghi fisici in cui viviamo non sono solo un ricettacolo di ispirazioni concretamente estraibili dalla realtà. Secondo Marta Spampinato i posti che viviamo sono soprattutto bacini emotivi; preziosi fautori di bagagli sensoriali impalpabili. Nella capsule “The way back” pertanto vengono messi a confronto mondi opposti come quello urbano e quello rupestre, visti non sono solo in quanto luoghi fisici ma anche come reagenti emotivi dello spirito umano.
Stampe come il tartan ricordano il reticolo stradale, come fosse una piantina urbanistica; ad esse vengono contrapposte forme over che hanno a che fare invece con lo street-style. Coesistono tessuti ecologici come il Tencel o la lana per i filati assieme al gabardine, fino ad approdare al poliestere o ai tessuti idrorepellenti. I colori rimandano alle cromie della terra come il verde dei campi, mentre dall’altra parte i grigi chiari e scuri citano i colori freddi del ferro delle città, palesando quindi la referenza a un mondo industriale.
Miele, zolfo e resina diventano le materie peculiari degli accessori e di alcuni dettagli dei look. Vengono realizzate stampe serigrafiche digitali e composizioni che rimandano ai francobolli; poi maglie e accessori all’uncinetto che citano i cappellini da baseball. Le linee sono morbide e cadono perpendicolari, facendo volontariamente avvertire il peso della gravità sui capi e quindi l’attaccamento fisico alla terra.