``Praise to folly``
Il testo che segna il passaggio dal Medioevo all’Umanesimo è la matrice concettuale del lavoro di Bianca Aloisi. “Voglio dare una forma estetica alla follia. La pongo come incipit creativo facendola uscire dal suo carattere discriminatorio, affinché possa essere piuttosto considerata come un nuovo mare magnum per la creatività”, conferma la giovane Bianca. Più nello specifico, l’interpretazione dello stato emotivo si avvicina a quella perimetrata dal celebre scritto di Erasmo da Rotterdam. La pazzia è infatti vista come un motore vitale, fortemente definito dalla schiettezza; da una natura estrema, spontanea e diretta.
“Non a caso i colori della mia collezione sono stati scelti istintivamente. Sono partita dalla gonna in pelle bianca verniciata, pensata come una lavagna su cui scrivere i miei appunti; spaiati e convulsi. Un vero e proprio flusso di pensiero”, ribadisce Bianca. Pertanto la base cromatica è sempre una tinta neutra, nera o bianca, su cui vengono sovrapposti o intrecciati tessuti dai tinteggi acidi; dal verde caustico al fucsia neon. Poi sono svariati gli innesti di ritratti, dalla resa drammatica e poetica. “Rappresentano gli occhi della gente. Gli abiti diventano uno specchio che riflette il giudizio di chi abbiamo di fronte”. I volti ricamati vengono progettati per scorporarsi dal costrutto su cui poggiano. E conquistano la terza dimensione spaziale nel momento in cui il tessuto gronda languido dai volti presenti sui capi, sotto forma di lunghe frange, fuoriuscendo come lacrime o parole senza forma; vittime della gravità. Pertanto l’accurata ricerca materica è stata effettuata proprio per avere un ruolo di primo piano all’interno della capsule collection. I tessuti infatti sono preziosi, ricamati su telaio. Lane, cotoni e sete sono stati lavorati artigianalmente seguendo il rigore qualitativo del più tradizionale know-how Made in Italy.