``Favole di pietra``
Ispirazione iniziale della capsule di Beatrice Molino è il complesso di edifici romani in quartiere Trieste ad opera di Gino Coppedé, realizzati durante i primi decenni del Novecento. Lo stile che ha generato “Favole di pietra” è un mix culturale eclettico caratterizzato dall’asimmetria, con archi medievali e fregi che mescolano materiali come marmo, mattoni, travertino, terracotta o vetro. Il tessuto unico della collezione è l’Alcantara lavorato con inserti di pelle. Le tinte cromatiche variano dal viola alle gradazioni più chiare di grigi fino ai marroni più scuri, dal tortora ad accenni cromatici più di impatto grafico. Le lavorazioni sono delle nervature su felpe, pantaloni, cappotti e gilet con l’inserimento di fili tubolari che creano linee in rilievo, palese riferimento tridimensionale a palazzi e colonne, oltre che al reticolo quadrato che rimanda all’architettura dei pavimenti delle logge massoniche. Questa lavorazione viene sfruttata pertanto anche per suggestionare la presenza di un occhio onnisciente al centro delle felpe. Le spille 3D rappresentano ragnatele e ragni, parallelismo metaforico alle scelte errate della vita; poi le maschere per indicare il tema esoterico e i dadi per il tema enigmatico dell’esistenza. La silhouette è squadrata, geometrica e morbida.